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L’arte nel viaggiare

Il viaggio è un sedimento primitivo radicato nell’inconscio collettivo dell’uomo e, come tale, va integrato nel momento in cui si desidera recuperare in noi il senso stretto dell’esistenza.

In qualunque direzione sia rivolto, il viaggio per me è sempre infinita fonte di ispirazione.

La mia ricerca artistica, di fatto, si basa eternamente su questo: conoscersi ed esplorarsi per riconnettersi alla matrice.  Chi sono? Perché sono qui?

E qui entra in gioco il viaggio.

Rimarrei la stessa persona (che credo di essere) se il mio ambiente cambiasse?

Allora mi catapulto in un’altra realtà: strade diverse, persone, cibi, regole, clima, cultura, tutto nuovo da scoprire.

Lo vivo e mi osservo reagire a stimoli totalmente diversi di quelli a cui sono abituata.

Nel limite del possibile mi concedo tutto il tempo necessario, citando  Paolo Coelho “Il viaggio non è mai una questione di soldi, ma di coraggio”.

Quando mi sento spinta verso una meta studio un viaggio di sola andata, il resto dei nodi li sciolgo man mano che mi si presentano.

Il mio ultimo grande viaggio è stato a Berlino. Dopo il Messico sono tornata qualche mese in Sardegna, la mia splendida isola natale che, nonostante sia paradisiaca, resta pur sempre un’isola e come tale, per me, risulta essere un luogo stretto dopo qualche tempo.

Desideravo ampliare i miei orizzonti, dopo il caos vissuto in Messico e la calma piatta della mia terra avevo voglia di spostarmi in una nuova meta lontana.

Avevo già fatto delle brevi visite a Berlino e mi sembrava la soluzione perfetta: un luogo sicuro seppur caotico, ricco di arte, artisti e infiniti stimoli, multietnico e libero dai pregiudizi.

Una città ideale, inoltre, in cui poter lavorare tranquillamente come artista, uscendo per sempre dalla precarietà a cui mi ero purtroppo rassegnata in Italia.

Ho riempito la mia automobile con le mie migliori tele, il materiale di lavoro e tutto il resto che sono riuscita a farci stare.

 

Un vero viaggio è sempre caratterizzato dall’imprevisto e il mio è stata la pandemia iniziata dopo meno di un mese dal mio arrivo in Germania.

La mia esperienza a Berlino si è trasformata quindi in una realtà paradossale: ero rinchiusa in una città fantasma, priva della sua anima fatta di eventi all’avanguardia e che ne contraddistingue l’essenza.

Non mi sono abbattuta, tutt’altro. Quando mai mi sarebbe potuto capitare di esplorare una metropoli del genere… deserta?

L’ho vissuta come un’opportunità e il mio viaggio si è tramutato in un esperienza quasi onirica.

Vagare sola in una Berlino desolata mi ha regalato grandi momenti di pace e gli splendidi scenari che mi godevo durante i freschi tramonti mi hanno riempita di ispirazione, che ho poi riportato nei miei disegni.

Nonostante le severe proibizioni, nelle giornate di sole (cosa rara e preziosa a Berlino) i parchi si riempivano di persone e, a seconda delle zone, era facile trovare feste improvvisate, balli e l’anima della movida Berlinese ancora palpitante.

Mi sono innamorata delle differenze calcanti tra un quartiere e l’altro, a poche fermate di metro è possibile cambiare mondo: urbanistica, colori, profumi, negozi, regole, persone.

Grandi differenze culturali e sociali riunite a condividere la stessa città mi facevano respirare una splendida aria di accettazione. Vedevo realizzato il peggior incubo di Hitler: tutti pacificamente mischiati insieme.

Ho passeggiato tranquillamente in solitaria per tutta Berlino senza mai avere paura o problemi di nessun genere.

Anche se non era possibile viaggiare vivevo comunque all’interno di una realtà talmente varia da appagare ampiamente alla mia sete di scoperta e avventura.

L’arte che trasforma.

Durante i semafori verdi (quando le restrizioni calavano) sono riuscita a visitare qualche museo, quando invece non era possibile o troppo complicato mi riversavo nell’arte di strada.

A parte i punti più salienti del centro come il Muro di Est Side Gallery, Potsdamer Platz, Museumsinsel e i vari memoriali sparsi per tutta la città, mi è particolarmente piaciuto Teufelsberg: una vecchia stazione di ascolto utilizzata durante la guerra fredda, interamente realizzata sopra una montagna di macerie della Guerra.

Oltre questi presupposti, che già di per se rendono interessante il percorso, anche il questo caso l’arte ha preso il sopravvento, trasformando un luogo decisamente “pesante” in uno splendido museo a cielo aperto di straordinaria bellezza.

Gruppi di talentuosi artisti hanno ricoperto le vecchie strutture militari delle più svariare e stravaganti opere che trasfigurano totalmente l’esperienza.

L’essere umano ha la stessa capacità di creare come quella di distruggere. Una Berlino zittita mi ha raccontato la sua storia di sofferenza e di rivalsa attraverso l’arte.

Mi ha colpito molto calpestare la storia divisa tra una parte di Muro e l’altra della città che trasuda la conquista della libertà… proprio mentre ancora una volta, seppur per motivi differenti, la libertà delle persone è messa nuovamente in discussione.

Mi ha rattristato molto, infatti, vedere i cartelli appesi fuori dalle attività sopravvissute con i vari divieti per gli ingressi (2G-3G).

La mia ultima passeggiata a Berlino è stata nel cortiletto di Anna Frank: uno splendido scorcio nel centro, un’ ennesimo museo a cielo aperto tutto dipinto da svariati artisti, atto a non dimenticare e non ripetere gli abomini del passato.

Confesso che il cartello di divieto di transito lì posto per le persone senza il Grün Pass mi ha convinto che, purtroppo, l’umanità non impara tanto velocemente ed è stato quello il momento in cui ho deciso di lasciare Berlino.

Un’ esperienza che ho conquistato nonostante le avversità e che mi porterò sempre nel cuore.

 

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