XIII La Morte

Morire per risorgere

morteA pochi giorni da Pasqua, festa che proclama la resurrezione di Cristo, sento il bisogno di soffermare la mia attenzione sulla concetto della Morte.

Il grande tabù di cui nessuno vuole parlare.

L’unica certezza che ci è data in questa vita, sorte inevitabile per ognuno di noi e, ancor peggio, per ognuna delle persone che amiamo.

Che brutti pensieri. Non parliamone, non pensiamoci..

È stato in Messico che ho iniziato a percepire questo tetro argomento molto più vasto e più interessante.

Tra gli Aztechi era usanza fare delle gare di competizione tra i guerrieri più forti, il vincitore, per ricompensa veniva ucciso…

Eh?

Si. Veniva ucciso come premio. 

La morte era vista come un’opportunità di trasformazione e parte integrante della vita, non la fine.

Solo un cambio.

Anche nelle carte dei Tarocchi la Morte (l’arcano 13) può mettere a disagio il consultante vista come carta nefasta, ma anche in questo caso, il significato più profondo porta a una riflessione di trasformazione ancestrale.

Viviamo tante fasi durante la nostra vita, fisiche, psicologiche e spirituali.

Ogni volta che una fase finisce, viviamo una morte, che possiamo percepire più o meno pesante.

morte
Tarocchi Anna Montalto

Vita e morte: due facce della stessa medaglia.

Questo processo lo sperimentiamo già dalla gestazione, mese per mese fino al parto. Primo grande cambio, un pianto liberatorio e si comincia una nuova fase.

Ma la nostra cultura moderna ci tiene in una campana di vetro focalizzandoci sull’ idea di una lunga vita in cui non c’è posto per la morte, perché è qualcosa che spaventa, paralizza e non ci piace.

Così facendo diventiamo ignari di tutte le risorse psicologiche e sociali che sono necessarie quando si affronta la morte, specie quando ci travolge improvvisamente.

Uno shock tremendo con un’estranea assoluta che non tolleriamo.

Ma “scappare” non serve, al contrario è un atteggiamento che sta generando una società depressa, terrorizzata e soggetta all’angoscia di affrontare il dolore e il lutto.

Il fatto che siamo imprigionati in casa da un anno per paura di un virus illustra perfettamente la dinamica. Non uscire, non socializzare, non avvicinarsi agli altri. Avere paura di morire implica avere paura di vivere.

La vita va certamente protetta ma essendo morte e vita due facce della stessa medaglia escludendone una, entrambe le parti vengono neutralizzate.

 

Risorgere.

Come Carl Gustav Jung ci insegna che viviamo nella dualità, in cui ogni cosa è parte di un’altra, la contiene e, nel contempo, le appartiene. Non esiste luce senza ombra così che non esiste vita senza morte.

Tenere presente l’idea che arriverà un momento in cui la morte apparirà paradossalmente ci aiuta ad essere più felici perché abbiamo la possibilità di valutare la vita stessa in modo più completo.

Negarla invece diventa una contraddizione, che nella nostra psiche si traduce in un’angoscia o crisi esistenziale perpetua.

Tarocchi Anna Montalto
XX IL Giudizio

Per cui, come ogni cosa, prendere coscienza di queste dinamiche, sentirle, anche quando vi è sofferenza, può solo che aiutarci a processare, accettare e far fluire le fasi naturali della vita, atte sempre alla nostra evoluzione. La vita è un opportunità che va vissuta.

E, metaforicamente parlando, se vogliamo risorgere dobbiamo prima avere il coraggio di morire.  

Scendere negli abissi delle nostre paure, illuminare gli angoli più ostili del nostro inconscio e unire tutte le nostre parti di luci e ombre.

Dare un posto alla morte nei nostri rituali quotidiani, così come alla vita ci permetterà di celebrare l’esistenza nella sua completezza e sentire l’esperienza della Vita nella sua totalità.

La Morte come Arte di Vivere.

l'appeso

L’anno dell’appeso

Questo 2020 sicuramente ce lo ricorderemo tutti.

Tra i vari progetti a cui mi sono dedicata durante il lockdown ho iniziato, finalmente, a disegnare le carte dei Tarocchi.

Avevo già da tempo il desiderio di farlo ma, data la complessità simbolica dell’argomento, ero rimasta persa nello studio e nella ricerca senza riuscire ad azzardarmi a disegnare nulla.

Durante i primi giorni chiusa in casa dunque, una serie di curiose casualità mi hanno spinto a buttare giù una prima prova.

Da quel momento, senza che me ne rendessi conto, è iniziato il mio viaggio.

Gli arcani maggiori rappresentano stati della coscienza dell’animo umano e imparare a leggere i tarocchi è come imparare a leggere un’altra lingua.

La lingua dell’inconscio.

Essendo quindi un argomento così ampio e profondo ho iniziato a disegnare partendo dal momento in cui mi trovavo, ispirandomi sul “come mi sento”.

Ogni carta dunque è arrivata solo nel momento in cui ho sperimentato e sentito l’arcano e quella determinata vibrazione di stato della coscienza.

In base a ciò che vivo, alle persone che incontro, e a come mi sento, mi si palesano davanti “gli arcani”.

Ed io prontamente disegno per imprimere l’informazione.

Sto scoprendo i Tarocchi come fenomenali strumenti per “mappare” il proprio cammino e un grande aiuto per l’auto conoscimento e la ricerca del sé.

Dopo un anno per me alquanto movimentato (nonostante i  vari blocchi a livello mondiale) nel mese di Ottobre sono tornata alla base, in Sardegna.

Quando si parte e si lascia la propria casa per un tot di tempo, poi nel rivederla, anche se tutto ancora è uguale, ci si ritrova ad avere una lettura diversa della realtà.

Mi succede sempre.

E a proposito di questa dinamica ho iniziato a chiedermi come sarà il mondo post pandemia.

Come vivremo la libertà? Come sentiremo gli altri?

Ci sarà bastata quest’esperienza da film apocalittico per riuscire a guardare il mondo da un nuovo punto di vista??

E qui è arrivata la carta dell’appeso.

L’appeso

l'appeso

 

Ci siamo dovuti “appendere”, stare fermi, inermi.  

In questa carta l’appeso simboleggia un sacrificio, una condizione sfavorevole da sopportare, per raggiungere un obiettivo e uno stato migliori.

Normalmente è rappresentata, per l’appunto, da una figura appesa in una posizione in cui l’energia si convoglia alla testa, da è possibile osservare la realtà da un altro punto di vista.

Sono una persona impulsiva che ama l’azione. La comprensione e integrazione di questa carta non è stata facile per me.

Quando però mi sono arresa dinnanzi agli eventi e ho giocato ad “osservare” mettendo da parte giudizio e controllo, allora ho iniziato a sentire qualcosa mutare.

L’appeso ha scoperto che il segreto per entrare in contatto con l’essenza delle cose sta nell’inversione di prospettiva, nell’abbandono dei comuni schemi mentali, attraverso l’esperienza della solitudine e del dolore che scaturiscono una visione chiara e illuminante, presupposti essenziali per l’accettazione e la trasformazione di sé.

Ecco che forse può esser vero che non tutti i mali vengono per nuocere e le difficoltà possono trasformarsi in preziosi strumenti per indicarci una nuova via.

Non spero più, quindi, che le cose tornino ad essere come erano prima. Mi auguro che diventino molto meglio di prima.

Siamo ancora appesi, ancora una volta imprigionati in casa protagonisti di una assurda realtà in cui è “normale” avere restrizioni sull’avvicinarsi a qualcuno, incontrarsi con la famiglia, abbracciare gli amici e persino sul respirare.

E questa dunque è la possibilità di osservare e trovare una visione lucida della realtà, libera dalla paura e dalla confusione. 

Una realtà in cui ci si rende conto del valore della vita, della sua fragilità e del tempo che abbiamo a disposizione per poterne trarre il meglio, soli e con chi amiamo.

Io il 2020 lo ricorderò come l’anno in cui, più di tutto, ho imparato questo.

Anna